La Chiesa Cattolica fa passi piu' decisi nel territorio selvaggio della rete, il web. Un nuovo orizzonte virtuale si sta aprendo, sempre piu' ricco e frequentato. Condivido la bellezza della liberta' che il web offre, la possibilita' di esprimersi con mezzi nuovi e molto potenti. Un convegno a Roma organizzato dalla Cei in questi giorni,
"Chiesa in rete 2.0", cerca di decifrare il problema del rapporto tra virtuale e reale in relazione alla fede. Credo che sia una questione che va ben al di la' della banale domanda "Come essere buoni cattolici nel web?". Si tratta di capire qual'e' la dimensione antropologica che nasce dall'
individualismo interconnesso, e come mettere in relazione questa dimensione con la vera immagine di uomo. Alla fine penso che la risposta possa essere piuttosto pragmatica, come e' stata pragmatica la presenza della Chiesa nel web, con utili siti informativi messi su da ogni parrocchia o istituzione religiosa. Eppure il fenomeno Facebook, per esempio, va al di la' di questa pragmaticita', perche' si sta configurando come canale relazionale privilegiato, ed entra pienamente nella sfera emotiva e spirituale dell'individuo. Non credo comunque che risposte a queste domande siano da cercare sul motore di ricerca
cathoogle. Gia' il fatto che si definisca come
"The best way for good Catholics to surf the web" mi fa pensare di non essere proprio un buon cattolico.